l’era di tarantola, il presidente in panchina
1970-1984
Tarantola, una vita dedicata al Novara
Per oltre vent’anni, il Novara calcio, ma non solo, si è identificato con Santino Tarantola: il geometra per antonomasia. Entra in società, come consigliere nel 1956, alla scuola di Luciano Marmo. Dal 1961 è il direttore sportivo. Tre anni più tardi ottiene la prima promozione in serie B a fianco di Peppino Molina, sulla panchina azzurra. Era il Novara dei novaresi: Di Lena, Volpati, Miazza, Canto, Udovicich, Testa, Gavinelli, Pereni, Milanesi, Mascheroni e Bramati. Nel 1970, qualche giorno dopo la promozione in serie B, la gioia si stempera nel rammarico per la morte del presiedente Plodari. Gli succede Tarantola che gestiva di fatto, ormai da qualche anno, la società. Un uomo solo al comando. Un tifoso prima che uno sportivo. Nel calcio riesce a sfogare un’esuberanza che lo porta a volte ad eccedere. Per lui è fondamentale vincere, il resto non conta. Partecipare è importante, è solito ripetere: “ma se non vinci non sei nessuno”.
La passione di Tarantola è la panchina. In realtà, lui avrebbe voluto fare il tecnico. I suoi allenatori lo sanno bene. E i più abili (Molina e Parola) lo assecondano. Il venerdì sera gli anticipano la formazione. Così lui, il giorno dopo dal barbiere, luogo sacro di incontri, può spiattellare la formazione. Così consolida la sua fama di tecnico, dirigente, presidente, di tutto insomma. Formidabile, il Santino che dominava la scena e vinceva. Lui dà grande importanza al gruppo. Esalta il senso di appartenenza. Vorrebbe giocatori tutti amici fra loro. Possibilmente novaresi perché si richiama ai valori del campanile. Si sta però affacciando la stagione del calcio business e non c’è più spazio per i romantici. Ecco, lui, da tifoso qual è in sostanza, innamorato del calcio, non riesce a gestire questa evoluzione. Cerca di imporre ancora il suo modello. Anche quando sarebbe stato indispensabile adeguarsi ai tempi. Lo comprenderà più avanti quando ormai sarà fuori dai giochi ma senza grandi rimpianti “perché quello non era più il mio calcio”. La sua lunga presidenza termina nel 1984 con una breve appendice nel 1993 appena prima della presidenza Armani.
Giannini, l’artista del “paso doble”
S’impone all’attenzione generale Luigino Giannini, talento purissimo, cresciuto nell’Olimpia di Sant’Agabio prima di passare alla Sparta del colonnello Patti e da qui al Novara, allora di Marmo e Facchini “Quasi per dispetto – ricorda il Luigino – perché il colonnello non volle lasciarmi andare alla Juventus. Ero troppo giovane”. Giannini aveva esordito nel Novara, in serie B, il 25 febbraio 1962, contro il Modena. Aveva 17 anni. Un anno dopo, a Napoli con la nazionale giovanile conquisterà l’oro ai giochi del Mediterraneo. Era la mezz’ala preferita di Gigi Riva col quale instaurerà un’amicizia e una frequentazione costanti.
Il giovane emergente passa al Bari, in serie B, non un’esperienza felicissima per via di qualche infortunio. Il ritorno a Novara con una breve parentesi a Verbania, nella squadra biancocerchiata. Il rientro definitivo, nella sua Novara, andando a formare con Udovicich, Vivian, Veschetti, Gavinelli e Carrera, le colonne portanti della squadra azzurra.
Conclude la carriera in azzurro con 357 presenze preceduto solamente da Udovicich primatista con 516 partite, Baira e Galimberti.
Le stagioni in B con Parola
Due stagioni a metà classifica poi un’altra rivoluzione, per ragioni di bilancio). Così, Pulici finisce alla Lazio, Jacomuzzi al Verona, Grossetti a Terni e Picat Re a Catania.
Arrivano il portiere Pinotti, il terzino Riva, il mastino Depetrini in mediana e dal Verona il bomber Fabio Enzo, un tipo un po’ bizzarro che, quand’era alla Roma, andava a passeggio con un scimietta in spalla. Enzo, nonostante le squalifiche, vince la classifica cannonieri con 15 reti in 32 partite e si ripete l’anno dopo diventando un beniamino dei tifosi, prima del suo trasferimento al Foggia. Parola lascia il Novara per la Juventus e Tarantola si affida a Gianni Seghedoni che chiude a metà classifica una stagione dove si apprezzano i talenti di Bachlechner, Del Neri e Ghio.
Arriviamo così allal stagione 1975-76 vero crocevia della storia azzurra: si forma uno squadrone rafforzato in tutti i reparti con Garella, Lugnan e Menichini in difesa, Rocca e Marchetti a centrocampo, Piccinetti e Fiaschi in attacco. In panchina Lamberto Giorgis. Il 22 gennaio 1976 s’inaugura il nuovo stadio di viale Kennedy. Per la festa con la madrina Mita Medici, arriva la Juventus. Il Novara è terzo in classifica. La serie A nel nuovo stadio sarebbe il massimo. Non sarà così perché arriva la Pasqua di Catanzaro a cambiare i destini di una stagione e forse di una società.
Il Catanzaro è rivale diretto del Novara in corsa per la promozione in A. La partita finisce in parità ma andrà ripetuta perché un guardialinee infortunato viene sostituito da un fotografo, ex arbitro squalificato. Si ripete la partita e il Novara è sconfitto 3-0.
La beffa di Catanzaro cambia la storia
Sfuma la serie A e cambia la storia della società. Tarantola è ammalato e viene lasciato solo. Si affida ancora a Giorgis come allenatore ma la squadra è smembrata. Udovicich conclude una storica carriera.
Si ferma anche Vivian. Pulici va alla Lazio e il bomber Fiaschi (portato da Giorgis) passa al Verona in cambio dell’abile Vriz. In soccorso, dal Foggia arrivano Lodetti, Toschi e Fumagalli ma neppure il cambio di allenatore (Vittorino Calloni per Giorgis) evita la retrocessione in serie C. Saranno anni difficili, con continui cambi di allenatori.
C’è Bruno Bolchi alla guida degli azzurri quando il 1° aprile 1979 a Lecco si consuma un altro fattaccio. Il portiere dei lombardi Troilo denuncia un tentativo di corruzione. Scandroglio, centrocampista degli azzurri gli avrebbe offerto 4-5 milioni per far vincere il Novara.
Scandroglio sarà radiato e il Novara penalizzato di sei punti. Due anni dopo, Scandroglio viene graziato e tornerà a vestire l’azzurro. Come e perché non lo si saprà mai.
Gli anni Ottanta, con un tourbillon di allenatori (Galbiati, Canali, Bui, Facchini, Massei e Peppino Molina, prezioso salvatore della patria) si caratterizzano per la prima sponsorizzazione della maglia azzurra. “Shopping” un’azienda commerciale di Gigi Aschei che diventa vice presidente di Tarantola supportato da una trentina di imprenditori novaresi. Arriva dalla Biellese Fabio Scienza, il “bombardino ossolano”. In cinque stagioni mette a segno 47 gol, diventando un beniamino dei tifosi.