gli anni ruggenti con il fenomenale piola
1947-1956
Con Piola arriva la serie A
Silvio Piola ha 34 anni. Alla Juventus, nell’ultima stagione, ha giocato poco per guai alle ginocchia. I dirigenti bianconeri hanno perplessità sul suo recupero anche perché stanno facendo emergere due giovani speranze: Boniperti e Muccinelli.
Piola, il campione del mondo, non ha nessuna intenzione di restare parcheggiato. A Novara lo conoscono bene, non solo per la fama che si è conquistata col mondiale. Qui ha giocato durante la guerra.
Così, un pomeriggio, allo stadio di via Alcarotti, lo avvicina con discrezione e un pizzico di deferenza, il presidente del Novara Delfino Francescoli azzardando: “Cavaliere, perché non viene da noi al Novara?”. La risposta è disarmante: “Commendatore, ma il Novara è in serie B…” Ma il presidente rilancia convinto: “Se lei accetta le prometto che facciamo una squadra per tornare subito in serie A”.
Quel primo, insolito, approccio finisce lì. Ma quel presidente così appassionato e intraprendente, ha colpito il campione: lo fa riflettere. In fondo è fidanzato da un anno con Alda Ghiano, una giovane vercellese (che sposerà un anno dopo). Vercelli, dove Piola è tornato a vivere dopo le parentesi ruggenti di Roma e Torino, è a due passi da Novara. Facile da raggiungere anche per i suoi tifosi.
E poi c’è l’aspetto economico. A Roma Piola ha guadagnato parecchio, ha messo da parte un po’ di Buoni del Tesoro che dopo la guerra però non valgono più nulla. E adesso vuol rifarsi così, finisce per accettare l’azzurro del Novara. Si dice che dietro l’operazione, con molto discrezione, ci fosse la Banca Popolare di Novara.
La presentazione con sorpresa
La presentazione di Piola alla squadra è da raccontare. Intanto gli danno del voi, lo chiamano Cavaliere o sciur, dipende dall’interlocutore del momento. Il presidente Francescoli, con l’allenatore Rigotti, fa gli onori di casa. Ci sono Russova, Costanzo, Bussi, Mainardi, Castelli, Baira, Falzotti, Pombia, l’amico vercellese Alberico, il giovane Foglio. Ci sono tutti, insomma, ma Piola cerca uno che conosce bene: Dino Galimberti, difensore che conosce bene per via di una doppia espulsione in Novara-Lazio di qualche anno prima. Al posto di Galimberti c’è un lenzuolo appeso, lui si nasconde lì dietro. Piola si avvicina, attimi di imbarazzo, alza il lenzuolo e sbotta: “Con te è sempre meglio giocare insieme che contro”. Sollievo: i due si abbracciano e, da qui in avanti, lotteranno insieme.
È il 28 agosto 1947 quando il magico Silvio, con la maglia azzurra del Novara, sbuca dal tunnel dello stadio Comunale. È accolto da un boato.
Poi all’esordio in campionato, contro la Vogherese è subito 3-0 con doppietta di Piola e gol di Foglio. L’avvio è travolgente: 13 punti in sette giornate e 26 dopo altre sette. Piola è il vero trascinatore della squadra. Il campione ritrovato si merita la convocazione con la nazionale per la rivincita con l’Austria. Il raduno è nella sua Vercelli. Qui approda per la prima volta in azzurro Giampiero Boniperti, il biondino di Barengo che il Novara si è lasciato scappare. Anzi, fu lui a scegliere i bianconeri.
Una cavalcata vincente
È quella del Novara verso la serie A. La promozione arriva puntuale il 30 maggio 1948 con quattro giornate di anticipo sul termine del campionato nonostante la sconfitta di misura a Lodi col Fanfulla. Il Novara con 46 punti precede il Brescia di quattro lunghezze. Il presidente Delfino Francescoli ha mantenuto la promessa fatta a Piola: l’ha riportato subito nel calcio che conta. Piola è l’uomo simbolo di quell’impresa alla quale ha contribuito con 16 reti. Ma lui vuol condividere il successo con i compagni. Con questa promozione, Piola salda anche un debito di qualche anno prima quando, giocando con la Lazio condannò il Novara alla retrocessione.
Per la massima serie servono rinforzi. Un paio arrivano da Vercelli (Tieghi e l’ex nazionale Piero Ferraris II grande amico di Piola). Poi il bergamasco Renica, Spadavecchia, Della Frera e il portiere Ivano Corghi che caratterizzerà un’epoca. A Novara s’è instaurata una colonia vercellese mentre le bianche casacche, al di là del Sesia, rosicano in serie C. Per Piola, il ritorno a Roma, per affrontare la Lazio è un’apoteosi. I tifosi laziali circondano l’albergo del Novara per celebrare il loro idolo: “Aridatecelo che ce lo sciupate” dicono. Allo stadio Flaminio Piola viene premiato con una medaglia d’oro e si commuove. In campo però porta in vantaggio gli azzurri con un gran gol. Che non basta però ad evitare la sconfitta. La stagione della tragedia di Superga si chiude con la salvezza degli azzurri.
Alla seconda stagione nella massima serie, il Novara lotta per non retrocedere. C’è lo scandalo dell’arbitro Pera a Roma ma gli azzurri si salvano comunque.
Arriva Pesaola e Silvio fa 300
Lascia Ferraris II e per sostituirlo proprio Piola fa il nome di Pesaola. L’argentino della Roma dopo un grave incidente è in prova alla Cremonese. La Roma non vuol cederlo ma il Novara insiste fino a quando il presiedente dei giallorossi non si arrende: “Andate e Cremona, pagategli tutti i debiti che ha fatto e il cartellino del giocatore sarà vostro”. Affare fatto, succede anche per Arce. Il Petisso arriva a Novara dove vive una seconda giovinezza. Qui trova anche moglie: Ornella Olivieri appena eletta Miss Novara. Pesaola si rigenera al punto che, dopo un paio di stagioni il Novara lo venderà al comandante Lauro di Napoli per 50 milioni delle vecchie lire.
Piola, sostenuto da una squadra che ormai gioca tutta per lui, va a caccia di record. È il 19 marzo 1952 quando nel recupero con la Sampdoria mette a segno la sua trecentesima rete in serie A. La foto di Piola che ha tra le mani il pallone di cuoio con la scritta 300 in vernice bianca è entrata ormai nell’iconografia del calcio italiano.
Il Novara ottiene l’ottavo posto finale: il miglior risultato di tutta la sua storia calcistica.
La provinciale terribile
Una società che rigenera campioni e rilancia talenti perduti. È la caratteristica che accompagna la squadra azzurra. Non solo Piola ma anche Pesaola, Alberico, Renica, l’intramontabile Ambrogio Baira, cervello libero della squadra, Corghi, Mainardi, Feccia, Pombia, De Togni, Gigi Molina il castigamatti dei centravanti. Piola fa incetta di riconoscimenti per la sua lunga carriera. È diventato l’uomo simbolo del calcio nazionale anche se gioca in una squadra provinciale. Alla soglia dei 39 anni torna in nazionale a furor di popolo ma è un’esperienza che lo segna perché non riesce più a recuperare la forma fisica. Il 7 marzo 1954 con Novara-Atalanta, conclude una luminosa carriera quando ha già compiuto 40 anni. L’aveva iniziata 24 anni prima a Vercelli. Il Novara perde un prezioso punto di riferimento. La bella favola della serie A si conclude nella stagione 1955-56 anche se il Novara può schierare una delle sue squadre potenzialmente più forti con addirittura tre stranieri: Arce, Bronèe ed Eidefjall. Ma è proprio l’avvento degli stranieri a guastare l’ambiente familiare della società. In questo finale si affacciano alla prima squadra due giocatori che diventeranno dei beniamini: il portiere Tato Lena da Galliate ed il regista Giambattista Moschino da Vigevano. Ma l’avventura si conclude il 3 giugno 1956 con la sconfitta 2-1 ad opera del Torino che sancisce la retrocessione.