novara – pro vercelli 0-1
19 marzo 1922 – Sfuma il sogno scudetto
Novara – Pro Vercelli è il derby per antonomasia. Tutti gli altri, pur sentitissimi e vissuti passionalmente, scompaiono quando va in scena questa sfida. Un evento che coinvolge non solo le tifoserie ma le intere città. Negli anni qualcuno ha anche tentato di accollargli l’etichetta di “derby delle risaie”, ma per tutti è “Il Derby” e basta.
Quello che andiamo a raccontare è stato sicuramente il derby più importante giocato nella ultracentenaria storia delle due società. Siamo nel 1922, in questa fase il calcio è ancora etichettato come pioneristico, sono gli anni in cui a dominare la scena non sono le squadre metropolitane ma quelle del quadrilatero piemontese (Novara, Pro Vercelli, Alessandria e Casale) con l’aggiunta del Genoa. Il professionismo non è ancora entrato, almeno ufficialmente, nel mondo del calcio, anche se il vento spira irrimediabilmente in quella direzione, alimentato soprattutto da quelle che oggi sono le grandi squadre che in quel periodo faticavano ad emergere, poiché i migliori giocatori militavano nelle squadre di provincia (prevalentemente in quelle del quadrilatero) senza possibilità di essere acquistati con allettanti ingaggi.
Il campionato 1921/22 rappresenta un evento unico nella storia calcistica italiana, infatti, in quella stagione, a causa dello scisma verificatosi in seno alla federazione, furono assegnati 2 scudetti. In quella caldissima, calcisticamente parlando, estate del 1921 le società più importanti chiedono alla FIGC di rivedere la formula dei campionati; troppe squadre partecipano al massimo campionato, suddiviso inevitabilmente in una miriade di gironi, con partite molto spesso inutili tra squadre con un divario tecnico abissale, a discapito di scontri di cartello o derby sentitissimi che in qualche occasione non vengono neppure disputati poiché le compagini finiscono in gironi diversi.
Per contro la FIGC, spalleggiata dalle piccole società (che sono la maggioranza) difende il suo progetto asserendo che i criteri di vicinalità permettono di contenere i costi, basti pensare che alcune squadre affrontano le trasferte in bicicletta. Le posizioni si irrigidiscono e le divergenze diventano insanabili, per cui, i grandi club decidono di organizzare un loro campionato, fondando una loro Lega che prenderà il nome di Confederazione Calcistica Italiana (CCI) e dando mandato a Vittorio Pozzo di progettare la formula per la disputa del campionato.
Senza nulla togliere alla Novese e ai suoi tifosi che giustamente vanno fieri e orgogliosi del titolo di Campione d’Italia vinto nel campionato organizzato dalla FIGC, non vi sono dubbi che il campionato italiano di quell’anno è stato quello giocato sotto la sigla CCI, campionato al quale hanno preso parte le società più forti e blasonate dell’epoca. La Lega CCI ebbe vita breve, durò il tempo di una stagione soltanto, poi grazie al cosiddetto “Compromesso Colombo”, dal nome dell’allora direttore della Gazzetta dello Sport, le società dissidenti rientrarono nei ranghi della FIGC, la quale si impegnò ad attuare un progetto che nel giro di qualche anno avrebbe portato alla nascita dei campionati a girone unico.
Curiosamente l’istituzione del girone unico nel 1929, abbinato all’avvento del professionismo, sancì l’inevitabile declino delle gloriose formazioni del quadrilatero piemontese, che tanto avevano dato alla nascita e allo sviluppo del calcio in Italia, contrassegnando un’epoca lunga un paio di decenni. Alcune come Novara e Alessandria resistettero stoicamente nel gotha del calcio italiano, pur con qualche caduta nella serie cadetta, fino alla fine degli anni ’50, altre come Casale e Pro Vercelli già dalla metà degli anni ’30 lasciarono definitivamente i palcoscenici del massimo campionato.
Torniamo alla stagione 1921/22 che tante soddisfazioni ha dato ai tifosi novaresi, le squadre ammesse al campionato CCI vengono suddivise in Lega Nord e Lega Sud, la Lega Nord è suddivisa a sua volta in 2 Gironi da 12 squadre ciascuno, tutte le squadre si incontreranno in partite di andata e ritorno, le vincenti dei 2 gironi si scontreranno tra loro per stabilire chi andrà ad incontrare nella finalissima la vincitrice della Lega Sud. Allora il divario tecnico tra nord e sud era grandissimo, per cui, la finalissima si tramutava in una passerella o quasi per la squadra vincitrice dei gironi del Nord.

Il Novara è inserito nel gruppo A e fin dalle prime giornate si capisce che la vittoria del girone è un affare privato tra Novara e Pro Vercelli. Il 19 marzo è in programma la penultima giornata di campionato, il calendario mette di fronte le due contendenti allo stadio di via Lombroso in quella che sarà di fatto una vera e propria finale scudetto.
Le due squadre arrivano allo scontro diretto con i vercellesi avanti di un punto, questo piccolo vantaggio permetterà alle bianche casacche di avere a disposizione due risultati su tre, ma questo non mina assolutamente la fiducia dei tifosi che sognano e a ragione, una grande impresa dei propri beniamini.
Anche all’interno della squadra c’è fiducia, dopo qualche passaggio a vuoto, dovuto principalmente a infortuni capitati ad alcuni giocatori cardine, si è ben ripresa e nell’ultimo turno è andata a vincere d’autorità a Genova, sul campo dell’Andrea Doria, meritandosi la copertina de la “Stampa Sportiva”.

Anche i vercellesi non scherzano, infatti, giungono sotto la cupola forti del 4-0 rifilato al Bologna, terza forza del girone anche se a distanza siderale dalla coppia piemontese. Ci sono tutti gli ingredienti per assistere a un grande incontro, un derby che vale lo scudetto!
Con queste premesse Novara si appresta a vivere la settimana più importante della sua storia calcistica, negli ultimi anni, grazie ai lusinghieri risultati raggiunti dagli azzurri, l’interesse attorno al gioco del calcio e in particolare attorno alla squadra azzurra è cresciuto in maniera esponenziale, tantochè il sindaco si è visto costretto a emanare un’ordinanza nella quale comunica che: “I risultati di calcio verranno resi noti alla domenica sera presso il chiosco di giornali di piazza Cesare Battisti anziché presso l’elegante caffè Bertani, per evitare che il pericoloso assembramento di persone sulla pubblica via, possa essere di grave pericolo per l’incolumità delle persone stesse”, provvedimento resosi necessario visto il sempre più crescente numero di appassionati che ogni domenica sera di fatto bloccano il corso Cavour attardandosi a commentare gli incontri della giornata.
Inoltre l’amministrazione comunale ha dovuto effettuare lavori di ampliamento della tribuna coperta dello stadio di via Lombroso portando la capienza a 2000 posti a sedere, tribuna che è stata inaugurata solamente un paio di settimane prima in occasione dell’incontro casalingo contro il Vicenza.

La caccia al biglietto inizia immediatamente, appare da subito evidente che l’impianto novarese non sarà in grado di soddisfare tutte le richieste, provenienti anche dai comuni del circondario, degli appassionati novaresi, inevitabilmente nel giro di pochi giorni i biglietti sono tutti venduti.
Non è la prima volta che lo stadio di via Lombroso presenta il tutto esaurito, ma mai si era registrata una caccia al biglietto così imponente.
Con il passare dei giorni la febbre per la partita sale, lo si percepisce distintamente in ogni angolo della città, nelle vie, nei caffè, a teatro, addirittura nei luoghi di lavoro e nelle fabbriche, per molti tifosi l’attesa diventa insopportabile, alcuni addirittura in preda all’eccitazione che aumenta con l’avvicinarsi dell’evento passano insonni le ultime notti che li separano dall’incontro, ma si sta svegli volentieri, questa partita può portare allo scudetto!!
Arriva finalmente il fatidico giorno, il Novara ha qualche problema di formazione, nel ruolo di ala sinistra perdurando l’indisponibilità di Marucco e non avendo recuperato dall’infortunio Santagostino, l’allenatore-giocatore Meneghetti è costretto a riproporre in quel ruolo Gallina già impiegato nella vittoriosa trasferta di Genova della settimana prima, dove si era ben disimpegnato realizzando anche una rete.
I bianchi invece arrivano nel capoluogo (allora Vercelli faceva parte della provincia di Novara) in formazione tipo con un gruppo di tifosi al seguito, tifosi che in settimana erano riusciti ad accaparrarsi i preziosissimi biglietti.
Ormai è tutto pronto per il calcio d’inizio, le squadre scendono in campo nelle seguenti formazioni:
Novara: Terzi, Gianfardoni, Patti, Farè, Meneghetti, Degara, Migliavacca, Reynaudi, Mattuteia, Fornero, Gallina.
Pro Vercelli: Curti, Bossola, Rosetta, Leone, Parodi, Pellino, Ardissone, Ceria, Gay, Rampini, Borello.
Arbitro: Rangone di Alessandria.
Lo stadio di via Lombroso presenta un fantastico colpo d’occhio, non è dato sapere il numero di spettatori effettivamente presenti all’interno dell’impianto, la tribuna coperta con i posti a sedere è esaurita, così pure la tribunetta a fianco con posti in piedi, ma anche lungo lo steccato che delimita il perimetro del rettangolo di gioco la gente è assiepata formando addirittura una seconda, terza e dove è possibile quarta fila. I più audaci sono saliti sul muro di recinzione dello stadio (la sua struttura grosso modo ricorda quello di via Alcarotti), dove anche qui non si trova un posto libero.
Anche chi non è potuto entrare non vuole comunque mancare all’evento, in tanti si sono appostati all’esterno per avere perlomeno informazioni sull’andamento dell’incontro. Nei caffè, nelle osterie e nei circoli ricreativi dove si sono riuniti parecchi tifosi delusi per non aver trovato il biglietto, qualche volontario fa la spola in bicicletta tra stadio e locali per portare notizie aggiornate, un “Tutto il calcio minuto per minuto” ante litteram, insomma tutta la città è letteralmente con il fiato sospeso in attesa della bella notizia.
Bella notizia che però non arriva, il Novara, sospinto dal suo pubblico entusiasta, attacca alla ricerca del gol, ma i suoi tentativi non hanno l’efficacia sperata, qualche giocatore sente troppo l’importanza della partita, l’emozione lo attanaglia questo provoca qualche errore di troppo, la manovra inevitabilmente ne risente, tantochè a livello di occasioni sono i bianchi, sicuramente più avvezzi dei nostri a giocare certi incontri, a farsi preferire, tuttavia la retroguardia novarese, imperniata sui due terzini Patti e Gianfardoni (i terzini di allora possono essere equiparati ai difensori centrali odierni) e sull’ottimo portiere Terzi, si disimpegna a dovere, il primo tempo si chiude a reti inviolate.
Un primo tempo ben giocato da entrambe le squadre, agonisticamente acceso ma sempre nei limiti della correttezza, così come sugli spalti dove le cronache non segnalano incidenti.
Inizia la ripresa, la speranza dei tifosi azzurri è che i propri giocatori abbiano lasciato negli spogliatoi tutte le paure e le tensioni che inevitabilmente partite con la posta in palio così alta generano, ci vuole il miglior Novara per battere la Pro, che non dimentichiamo è Campione d’Italia in carica.
Il Novara parte all’attacco con più convinzione ma questo lo porta inevitabilmente a scoprirsi, poco prima del quarto d’ora Rampini parte in azione personale, vede al centro dell’area Gay completamente solo, lo serve con un preciso rasoterra, Gay non si fa pregare e al volo fulmina Terzi in uscita e il disperato tentativo di Meneghetti di andare a contrastarlo, mentre i due terzini completamente sorpresi dalla giocata dei vercellesi sono rimasti tagliati fuori dall’azione, 0-1 e sullo stadio di via Lombroso cala un silenzio di tomba.

Un gol che sembra mettere la parola fine sulla partita e sul campionato, invece, il Novara forse perché non ha più nulla da perdere, come d’incanto si libera di tutte le apprensioni e le paure e si getta immediatamente all’assalto della porta avversaria con un impeto e un’ intensità non mostrata nella prima parte di gara.
I vercellesi, sorpresi da tale veemenza, forse già sicuri di aver già chiuso la contesa, sono costretti ad arretrare il proprio baricentro sulla linea dei difensori, il pubblico trascinato dal sorprendente vigore agonistico torna a incitare a gran voce gli azzurri e questi non si fanno pregare, gli assalti tambureggianti alla porta vercellese si susseguono in maniera costante, anche se in alcuni frangenti in modo disordinato, ma il ritmo è altissimo e la difesa dei bianchi è sistematicamente sotto pressione come mai lo è stata in tutta la stagione.
Gli azzurri riescono ad andare al tiro in maniera pericolosa in diverse occasioni, ma trovano sulla loro strada uno strepitoso Curti che si esibisce in parate strepitose. Il Novara non demorde le occasioni fioccano ma la difesa vercellese regge soprattutto per merito di un Curti in giornata di grazia.
I minuti passano a tutto vantaggio dei bianchi, che pur costretti dopo il gol a una strenua difesa senza riuscire ad uscire dalla propria metà campo stanno raggiungendo il loro obbiettivo, ormai mancano pochi minuti al termine il Novara cerca almeno il pareggio che manterrebbe accesa la fiammella della speranza per l’ultima giornata di campionato, ma anche gli ultimi assalti s’infrangono contro la difesa vercellese e in particolare contro Curti.
Al triplice fischio di Rangone crolla il sogno scudetto, un sogno vissuto comunque intensamente per tutta la stagione e in particolare nell’ultima settimana, il Novara ha buttato il cuore oltre l’ostacolo ma purtroppo non è bastato.
Finire così una stagione ha sempre un sapore dolceamaro, la differenza tra le due formazioni l’ha fatta sicuramente l’esperienza e l’attitudine ai grandi scontri, qualità che hanno portato i vercellesi a vincere entrambi i derby grazie a due episodi ben sfruttati da Gay, per il resto le due squadre si sono equivalse nell’arco di tutta la stagione, anche i giornali dell’epoca nel commentare l’incontro concordavano che quel giorno si erano incontrate le formazioni migliori del calcio italiano.