pionieri ed eroi
di una squadra da leggenda
1908-1929
La fondazione con contribuzioni di diverse realtà novaresi
Alla fine del 1908, dopo che in città si era disputata una partita amichevole internazionale, scocca la scintilla dell’amore per questo gioco importato da oltremanica. Si uniscono le forze per costituire finalmente una formazione cittadina in grado di competere degnamente in uno sport che vede eccellere i “cugini” della Pro Vercelli, neo campioni d’Italia. I liceali della Football Association Studenti trovano alleanze importanti nelle altre formazioni locali: i celesti della Voluntas, i bianchi della Forza e Speranza, i ragazzi della Pro Scalon, che si riuniscono sui gradini di palazzo Orelli. Comincia così la grande lunga storia del Novara Calcio. Giovanni Canestrini, prima giocatore azzurro poi dirigente del club, più avanti noto giornalista, scriveva così: “un bel giorno alla fine del dicembre 1908 tiriamo fuori la somma necessaria per comprare un pallone.”
La divisa del Novara
La prima divisa è bianca, con calzoncini neri: un omaggio alla Pro Vercelli narrano le leggende ma anche un’esigenza pratica, perché tutti possono disporre facilmente di una camicia bianca.
L’azzurro però compare quasi subito. L’intuizione arriva durante una partita dove l’arbitro dell’incontro sfoggia una divisa azzurra. Quella maglia che brilla con i colori del cielo colpisce in maniera particolare i ragazzi novaresi, che la eleggono a colore ufficiale della loro nuova squadra. La Federazione accetta, ma impone polsini e colletto bianchi, per distinguere la divisa da quella della Nazionale. Nasce così la divisa ufficiale del Novara: i calzoncini bianchi, la lunga maglia azzurra con bordi e colletto bianchi, lo stemma sul petto, croce bianca in campo rosso.
Le prime competizioni ufficiali
Il Novara dopo aver giocato alcuni tornei interregionali come la Coppa Tornielli nel 1911, si guadagna l’anno successivo l’accesso al girone piemontese della Divisione Nazionale grazie ad una vittoria per 2-1 contro la Vigor di Torino. L’esordio in un campionato ufficiale è datato 3 Novembre 1912 con una dignitosa sconfitta per 2-1 contro il Torino, con generosi applausi per Meneghetti che segna il primo gol ufficiale degli azzurri. I confronti con le squadre più blasonate sono all’inizio improbi (sconfitte severe come il doppio confronto con i campionissimi della Pro Vercelli nel 1912-1913 – 6-0 e 7-0) ma ben presto non mancano successi di grande prestigio come la vittoria in trasferta a Milano contro l’Internazionale 1-3 nel campionato 1913-1914 e la vittoria 1-0 contro il Casale scudettato nel 1914-1915. La Prima guerra mondiale blocca ogni attività sportiva sino al 1919 ma il Novara è ormai una importante realtà del calcio italiano.
Il primo campo sportivo
Per l’esordio contro il Torino si gioca sul nuovo terreno di gioco donato dal Presidente Guido Beldì nell’area adiacente a via Lombroso. Per l’inaugurazione scende in campo anche la moglie del presidente azzurro, la signora Beldì Griffini che, accompagnata dal Marchese Tornielli, infrange la fatidica bottiglia di vino con un martello d’argento; prima della partita vengono distribuiti agli spettatori opuscoli illustrativi che spiegano le più importanti regole di un gioco ancora sconosciuto ai più
Meneghetti: capitano e allenatore in campo
La bandiera di questo Novara è il giovanissimo Mario Meneghetti. Il Meniga, come viene chiamato, proviene dalla Voluntas ed è famoso per indossare un fazzoletto bianco sulla fronte; un accorgimento che gli consente proteggersi dall’impatto con la stringa di cuoio e di essere implacabile nei colpi di testa: la prende sempre lui. Comincia come ala sinistra, poi diventa centre-half, una sorta di regista arretrato, perno della squadra. Ufficialmente è il capitano, in realtà è addirittura una sorta di allenatore in campo. Memorabili le sue discussioni allo storico caffè Bertani con i dirigenti Canestrini, Balossini e Omodei Zorini, nel tentativo (spesso riuscito) di imporre la formazione della domenica. Oltre 120 presenze e 25 gol con la maglia del Novara, Nazionale alle Olimpiadi di Anversa, è stato anche scudettato con la maglia della Juventus.
I primi campioni dell’epoca
Scopriamo i principali campioni che affiancano Meneghetti in quel Novara da favola. Il portiere è Francesco Terzi talento di grande valore. Ha un atteggiamento in campo, sempre allegro e guascone che gli costa con ogni probabilità la Nazionale. L’uomo gol arriva dalla Voluntas. E’ Angelo Tommaselli. Soltanto la guerra 1915-1918 e un grave infortunio al ginocchio interrompono una brillante carriera da attaccante puro. Tommaselli è anche il primo uomo mercato del Novara. Lo vorrebbero il Torino di Vittorio Pozzo e la Pro Patria. Tommaselli rifiuta entrambe le proposte rinunciando così ad importanti guadagni. Ci sono poi tre giocatori che con Meneghetti raggiungono anche il traguardo della Nazionale. Ettore Reynaudi, detto Letrra, fa parte del gruppo dei ragazzi guidati da Enrico Patti che provengono dalla Pro Scalon; è un mediano laterale di sostanze e qualità. Giustiniano Marucco è un’ala sinistra molto veloce, abile nel riciclarsi terzino negli ultimi anni della carriera. A questi si aggiunge Enrico Migliavacca, 11 partite nella massima rappresentativa. E’ un’ala destra veloce e precisa nell’effettuare cross ai compagni.
Tre anni al vertice, sfiorato lo scudetto
Nasce il Novara forse più forte di tutti i tempi, capace di far sognare per tre stagioni consecutive persino lo scudetto. Nel 1920 è l’Inter a soffiare ai gaudenziani una finale nazionale che sembra alla loro portata. L’anno successivo è il Bologna a sbarrare la strada ai novaresi. Sfuma di un soffio la possibilità di un girone di semifinale tutto piemon
tese con Pro Vercelli e Alessandria. Il campionato 1921/1922 comincia in una maniera incredibile: sette partite e altrettante vittorie. La corsa del Novara appare inarrestabile ma
due sconfitte con la Pro Vercelli, entrambe per 1-0 relegano il Novara al secondo posto mentre i vercellesi, nell’ultima loro finale scudetto, travolgono la Fortitudo Roma.
La fine di un ciclo e la retrocessione in cadetteria
Il ruggente Novara comincia a perdere i pezzi. Terzi abbandona, Meneghetti, Patti e Reynaudi passano alla Juventus. Bisogna sudare per conservare un posto nella massima serie: nel 1924 solo grazie agli spareggi il Novara guadagna la permanenza nel massimo campionato, che si protrae poi per altre due stagioni. Il Novara intanto comincia a parlare lingue diverse. Tra i pali c’è ungherese Franz Feher, che prende il posto di Terzi e veste l’azzurro sino all’estate 1927 quando la federazione impone il blocco degli stranieri. Feher rimane nella storia azzurra per la sua caratteristica di rigorista, l’unico estremo difensore del Novara capace di entrare anche nel tabellino dei marcatori. C’è anche un allenatore da oltre il confine nella prima promozione azzurra della storia che fa seguito alla dolorosa retrocessione del 1925-1926. Si tratta dell’ingegnere austriaco Alfred Scheffer, profeta del calcio danubiano, che guida la squadra nell’anno della trionfale cavalcata per risalire in Divisione Nazionale, nel campionato 1926-1927. Negli anni successivi parte la riforma dei campionati con la riduzione delle squadre partecipanti alla serie A. Il Novara non supera la “strettoia” e deve ripartire dalla serie cadetta. Meneghetti si prepara l’addio. la prima grande squadra della storia azzurra è ormai al Commiato. Bisogna costruirne un’altra, facendo i conti con la mutata realtà di un calcio che comincia a essere condizionato dal denaro.