nazionale lombardia – novara 1-2
29 novembre 1914 – Una sfida finita a colpi di pistola
Siamo agli albori del calcio in Italia e il Novara F.C. (la denominazione dell’epoca era come l’attuale) è solamente al terzo anno di partecipazione ai campionati F.I.G.C., ma nonostante la sua giovane età disputa già il massimo campionato, misurandosi fin da subito con le squadre più blasonate dell’epoca.
Siamo nel periodo pionieristico, quasi tutte le società non posseggono grossi mezzi finanziari. Alcune, pur avendo raggiunto livelli di eccellenza, sono sorrette semplicemente da un gruppo di appassionati, senza una vera struttura societaria: solamente tanto entusiasmo e una passione smisurata per il calcio.
A quei tempi tutte le squadre, a discapito della scarsità dei mezzi, avevano realmente la possibilità di raggiungere qualsiasi traguardo sportivo partendo dal nulla, come dimostrano le tante squadre milanesi presenti nel girone del Novara.
Nel 1914-15 campionato di 1° Categoria, l’odierna Serie A, il Novara è incluso nella Lega Nord, sezione lombardo – emiliana, girone C in cui, a discapito della declinazione geografica, vi sono solamente formazioni piemontesi e lombarde. La giovane e inesperta squadra novarese si trova inserita in un girone di ferro, con due autentiche corazzate piemontesi: la plurititolata Pro Vercelli e i Campione d’Italia in carica del Casale; le altre squadre che compongono il girone sono: Nazionale Lombardia, Racing Libertas e Savoia, tutte società di Milano.

Il 29 novembre 1914 si gioca la nona e penultima giornata, il Novara è impegnato sul campo del Nazionale Lombardia. Il regolamento per il nostro girone prevede che le prime 3 classificate accedono alle Semifinali Nazionali per l’assegnazione dello Scudetto, le restanti 3 retrocedono in Promozione (serie B).
Come da pronostico le 2 formazioni favorite, non solo per la vittoria del girone ma addirittura per lo scudetto (Casale e Pro Vercelli), si sono già garantite matematicamente i primi posti della classifica, lasciando alle altre squadre la lotta per l’ultimo posto disponibile.
Il Novara pur non demeritando, anzi giocando alla pari contro i più quotati avversari, si trova in terza posizione con 10 punti, 1 in più del Nazionale Lombardia, mentre Racing Libertas e Savoia sono già matematicamente retrocesse. La sfida Nazionale Lombardia – Novara è di fatto un autentico spareggio per la permanenza nella massima divisione.
Il Nazionale Lombardia è nato nel 1912 della fusione fra Nazionale F.C. e A.C. Lombardia, ha sede nel quartiere di Baggio, all’estrema periferia occidentale di Milano. L’impianto presso il quale disputa le proprie gare casalinghe (chiamarlo stadio è un eufemismo) è situato in aperta campagna, circondato solamente un gruppo di case e qualche cascina. Ci arriva un tram, che dalla Stazione Centrale di Milano porta ad una piazzetta poco distante dal campo sportivo denominato “della Maddalena”.
È un impianto sui generis anche per l’epoca, la recinzione esterna è rudimentale, costituita da assi di legno, probabilmente realizzata dagli stessi giocatori e dirigenti su imposizione della Federazione, poiché è fatto obbligo al pubblico che accede agli impianti sportivi per assistere alle partite di pagare il biglietto. Non vi è tribuna, gli spettatori assistono agli incontri a bordo campo, separati dagli atleti da un sottile filo di ferro avvolto a esili paletti di legno piantati nel terreno.
Il rettangolo di gioco è ai limiti della regolarità, nonostante la campagna offra spazi smisurati, le dimensioni sono estremamente ridotte (90m X 60m), caratteristiche che sicuramente favoriscono la squadra locale abituata a giocare in queste condizioni.
Anche le condizioni ambientali che attendono gli azzurri non si preannunciano delle migliori, in settimana i giocatori Maggi e Ugazio, ex giocatori di squadre milanesi, ricevono pressioni e minacce da parte di sedicenti tifosi del Nazionale Lombardia. I dirigenti novaresi in via precauzionale hanno deciso di bloccare in città i due attaccanti, impedendogli di recarsi nel capoluogo lombardo anche per svolgere le attività lavorative.
Viste le premesse non proprio tranquillizzanti, la Federazione designa Riccardo Pippo, dirigente ed ex calciatore dell’Andrea Doria, quale arbitro dell’incontro. Pippo ha sicuramente esperienza e personalità tali da non farsi condizionare da pressioni esterne. Allora non esistevano arbitri di professione, la direzione delle partite era affidata a giocatori o dirigenti indicati dalle società alla Federazione, quest’ultima provvedeva a designarli a dirigere i vari incontri.
Nonostante la trasferta sia rischiosa, per l’importantissimo impegno che attende gli azzurri da Novara verso la sperduta periferia milanese si sono mossi alcune decine di coraggiosi tifosi, vogliono fare sentire la loro vicinanza e il loro sostegno, incuranti dei possibili pericoli che corre la loro incolumità fisica. Tifosi appassionati, in un’epoca dove il calcio era sicuramente molto diverso, anche come fenomeno sociale ma che andavano ad assistere a questi incontri infuocati con la stessa trepidazione dei tifosi contemporanei.
Al loro arrivo nel quartiere di Baggio, in una giornata tipicamente invernale, la comitiva novarese trova un’atmosfera di calma quasi surreale, un silenzio assoluto, interrotto solo sporadicamente dal canto di qualche gallo proveniente da qualche cascina limitrofe, gli unici strepiti provengono dal civettuolo impianto sportivo di Via Baggina, all’interno del quale il clima è già surriscaldato, nonostante il termometro segni alcuni gradi sottozero.
Sotto un cielo plumbeo foriero di tempesta, tutto è pronto per il calcio d’inizio, le squadre si schierano in campo in queste formazioni:
Nazionale Lombardia: Gambuti, Pirovano, Falai, Casotti, Reali, Rossi, Reschigna, Galbiati, Davoglio, Brianti, Patani II.
Novara: Terzi, Proverbio, Patti, Bianchi, Meneghetti, Restano, Platè, Tommaselli, Reynaudi, Maggi Ugazio.

Gli azzurri galvanizzati dall’importantissima oltreché prestigiosa vittoria di sette giorni prima contro il Casale Campione d’Italia in carica (1-0), scendono in campo sicuri dei propri mezzi e mentalmente preparati alla battaglia, sono consci che ci sarà da lottare e soffrire sino alla fine ma comunque vada determinati a vendere cara la pelle.
Già dalle prime battute appare evidente che i giocatori in maglia rossoverde a strisce verticali (come la Ternana) hanno impostato la contesa sulla fisicità, praticando un gioco aggressivo e affidandosi anche alla pressione psicologica che il caldissimo pubblico di casa esercita sulla giovane compagine novarese. Gli azzurri, nonostante calchino i terreni di gioco da pochi anni non si fanno intimorire, giocano con coraggio e intelligenza, cercando il pertugio giusto per infilare la difesa lombarda. Atteggiamento che dà i suoi frutti è proprio Maggi, a discapito delle minacce ricevute, a portare in vantaggio il Novara. Il vantaggio però non dura tantissimo, prima della fine del tempo, i rossoverdi trovano il pareggio grazie a Patani II.
Nella ripresa il canovaccio non cambia, passato il primo quarto d’ora e dovendo vincere a ogni costo (l’ultimo turno è decisamente favorevole ai lombardi), il Novara decide che è tempo di rompere gli indugi e si riversa in massa nella metà campo avversaria. Gli attacchi alla porta di Gambuti si fanno sempre più insistenti, si creano furibonde mischie nell’area rossoverde. In una di queste l’attaccante novarese Tommaselli viene platealmente sgambettato, l’integerrimo Pippo non si fa suggestionare dal clima non certo rassicurante che lo circonda e con una decisione coraggiosa assegna il sacrosanto rigore al Novara.
Il giovane terzino Patti (fondatore alcuni anni dopo della S.S. Sparta), come nella settimana precedente, vorrebbe incaricarsi dell’esecuzione del rigore ma non arrischia a proporsi, dopotutto è l’ultimo arrivato in squadra. L’imberbe giovanotto cerca con lo sguardo il capitano Meneghetti, è lui che designa a chi tocca questa enorme incombenza. Quando il capitano incrocia lo sguardo di Patti non ha dubbi e immediatamente ordina: “Enrico, lo tiri tu”. Quando parla Meneghetti nessuno osa neppure pensare di mettere in discussione le sue parole, tantomeno in una simile circostanza in cui l’esito di questo rigore vale un intero campionato.
Mentre gli azzurri sono intenti a dirimere al loro interno le questioni su chi andrà a calciare, tutt’attorno succede un putiferio. I giocatori meneghini circondano con fare minaccioso l’arbitro Pippo con l’intento di farlo recedere dalla sua decisione. Alle pressioni esercitate dai calciatori si aggiungono quelle del pubblico locale che inveisce pesantemente contro il direttore di gara e nella foga abbatte l’esile barriera di filo di ferro che lo separa dagli atleti riversandosi a ridosso delle linee che delimitano il rettangolo di gioco.
Ristabilita a fatica una parvenza di calma, Patti sistema con cura la palla sul dischetto, l’ambiente tutt’intorno è esplosivo, i tifosi locali assiepati nei pressi dei pali della porta di Gambuti gli lanciano occhiatacce di fuoco, accompagnate da epiteti irripetibili e intimidazioni di ogni genere. I signori più distinti che si sono recati alla partita con bastone da passeggio, lo fanno roteare torvamente nell’aria minacciando di frantumarlo sulla testa del povero Patti qualora avesse la sventurata idea di realizzare il calcio di rigore.
Il ragazzino non si lascia intimorire, è concentrato sul suo obbiettivo, perfettamente conscio del valore di questo penaltly, nonostante abbia solo diciotto anni va alla battuta con la sicurezza di un veterano consumato. Non vuole correre rischi, tiro di destro, forte e preciso nell’angolino basso alla destra di Gambuti, il quale, pur intuendone la direzione non può impedire che la palla termini in rete. Novara in vantaggio 2-1, i tifosi azzurri possono finalmente esultare anche se in maniera contenuta visto il clima che li circonda. Ora c’è da resistere poco più di un quarto d’ora poi la missione sarà compiuta.
Sarà un quarto d’ora tutt’altro che semplice, i lombardi, ormai sull’orlo del baratro, ripartono rabbiosamente alla disperata ricerca del pareggio ma il loro impeto non è altro che rabbia cieca e confusa, che non mette in difficoltà la retroguardia azzurra.
Nonostante il portiere Terzi non debba compiere grandi interventi, in simili condizioni ambientali bisogna mantenere i nervi saldi. Ci vuole coraggio ad avvicinarsi alle linee laterali del campo ormai presidiate dal sempre più inferocito pubblico di casa, che usa ogni mezzo per cercare di aiutare i propri beniamini a raggiungere la salvezza ma i novaresi sprezzanti del pericolo si avventano generosamente su ogni pallone, determinati a portare a casa questa importantissima la vittoria.

Scoccato il novantesimo minuto l’arbitro Pippo, inappuntabile la sua direzione di gara, fischia la fine, il Novara è salvo ma non c’è tempo di gioire perché immediatamente si scatena il finimondo.
I sostenitori milanesi danno libero sfogo alla loro rabbia e frustrazione, sradicando i paletti in legno per dare la caccia ai tifosi azzurri, i quali, presagendo che sta per scatenarsi la tanto temuta tempesta, anche se non quella preannunciata dal cielo, hanno abbandonato velocemente l’impianto, dirigendosi verso la stazione del tram. Anche i giocatori azzurri, pur non essendo al momento oggetto delle attenzioni dei fans locali, raccolgono velocemente le loro cose e si incamminano rapidamente, in direzione del capolinea tramviario.
Sbucati nella piazzetta tutti hanno la rassicurante visione di un tram fermo al capolinea pronto a partire. Ma il sollievo dura poco, il pignolissimo tranviere si rifiuta categoricamente di partire prima dell’orario stabilito e a nulla servono le sollecitazioni dei novaresi a muoversi, visto il pericolo incombente. Neppure la fitta sassaiola che manda in frantumi tutti i vetri del tram e le pesanti ammaccature inferte alla carrozza servono a fargli cambiare idea.
I più arditi tra gli scalmanati tifosi lombardi tentano addirittura un arrembaggio, prontamente respinto, poi per fortuna il tram parte portando in salvo tifosi e calciatori novaresi. Il tram finalmente arriva alla stazione centrale di Milano sotto lo sguardo stupito degli esterrefatti passanti, completamente distrutto, il tranviere palesemente trafelato scende dal mezzo madido di sudore, nonostante, come detto, il termometro segni alcuni gradi sotto lo zero. I passeggeri possono finalmente tirare un sospiro di sollievo e raggiungere felici il binario da dove partirà il treno per Novara.
Alcuni tifosi azzurri però, nel lasciare frettolosamente il campo sportivo si erano diretti nella direzione opposta a quella della fermata del tram e ora tra le strade di Baggio sono stati circondati da un gruppo di facinorosi tifosi locali. Quando la situazione sta per precipitare interviene in loro soccorso un finanziere in borghese, il militare è di origini novaresi e probabilmente era anch’egli presente alla partita a sostenere gli azzurri.
Questi per allontanare gli assalitori è costretto ad estrarre la pistola d’ordinanza e sparare alcuni colpi in aria a scopo intimidatorio, a questo punto gli esagitati si dileguano, permettendo anche a questo manipolo di tifosi di rientrare incolumi in città.
All’arrivo alla stazione di Novara i giocatori azzurri vengono accolti da un nutrito gruppo di tifosi, che, ritrovatosi come di consuetudine al “Caffè Bertani” dove venivano esposti i risultati delle partite di calcio, non appena appreso della vittoria del Novara si sono precipitati allo scalo ferroviario per portare in trionfo Meneghetti e compagni. Segnale evidente che anche sotto la cupola il calcio ha già infiammato i cuori di moltissimi appassionati.